Your image in the dictionary
Erwin Wurm, di fronte alle sue nuove opere, realizzate con il sostegno di Berengo Studio) ora in mostra con «Deep» (non End) alla biblioteca Marciana di Venezia, cita i filosofi come se fossero suoi vecchi zii (per citare un vecchio cantante rock), spiazzando chi non se lo aspetta da uno, le cui opere sono, per esempio, comparse in un video dei Red Hot Chili Peppers, una band che ha fatto la storia della musica contemporanea ma con testi non per fini intellettuali (chi scrive ne è stata una grande fan, non dei fini intellettuali, ma dei red hot).
Le opere di Wurm comparsero nel videoclip del loro brano “Can’t Stop”, girato da Mark Romanek, regista e produttore di cui proprio molti videoclip sono ora in collezione al Moma.
Come è nata quella collaborazione, ti hanno cercato loro?
“Si, anche se Antony Kiedis ha dichiarato che per lui sono come un vecchio zio, non ci siamo mai incontrati, mi hanno invitato più volte ai loro concerti, ma alla fine non ci siamo mai conosciuti. Dopo quella volta molti altri cantanti mi hannno cercato, tra cui Kanie West a cui ho detto di no.”
E’ stato il primo videoclip in cui è palesemente protagonista un artista contemporaneo, prima e ancora ora purtroppo, spesso il diritto d’autore non è rispettato e Wurm in questo è molto attento, ha dovuto a malincuore denunciare un giovane gruppo tedesco per aver usato sue immagini senza diritti.
Erwin Wurm è molto lucido, ogni parola che dice è un esempio di estrema concretezza, per parlare delle sue opere la prime parole che usa sono: “passione” e “ricordo”.
Il riferimento e’ alla sua infanzia/gioventù in cui, racconta, vedeva le grandi automobili che non poteva permettersi e per questo poi le ha spesso riprodotte in versione large: prima nel titolo delle opere c’era la parola fat poi, quando grasso ha iniziato ad essere percepito come offesa, l’artista ha dovuto sostituire con big.
L’artista, austriaco di nascita, ha tutt’ora in corso una grande mostra a Vienna: potendo scegliere ha optato per l’Albertina.
Le sculture che ha realizzato nel corso della sua vita sono sempre state pensate partendo da oggetti di uso comune che aveva davanti, in casa, intorno: vestiti, oggetti, tutto ciò che in qualche modo avesse a che fare con quello a cui lui dà più importanza: ossia la società e la quotidianità.
La scultura e la filosofia sono cose fondamentali molto legate per Wurm: per il libero arbitrio – cita Spinoza, per il linguaggio – cita Wittgenstein, per la percezione, cita Kant.
Mi è tornata in mente una lettera che Il Foglio aveva pubblicato a firma dell’ex Ministro Sangiuliano. Non c’entravano nulla le sue dimissioni, la pubblico’ tempo prima. Sangiuliano citava Mircea Eliade, Ortega y Gasset, sono «solo» due dei nomi che dicono molto della sua preparazione e forma mentis, rendendo ridicola qualsiasi accusa di ignoranza sollevata sovente contro di lui tempo addietro. Certo un ministro per la cultura è tenuto più di un artista contemporaneo ad avere quella struttura culturale che a volte (o sempre?) fa la differenza. Non è mai richiesta, ma neanche mai scontato trovarla, quando c’è perché non sottolinearla positivamente?
Ps Il titolo di questo post è ovviamente un verso di «cant stop» dei rhcp