The sun may rise in the East at least it’s settled in a final location

Valentina Bernabei
3 min readApr 8, 2021

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Un mazzo di fiori, un gioco per bambini, uno xanax (naturale, perché per l’originale ci vuole l’impegnativa), un libro, un caffè: sono gli acquisti della professoressa Emi in circa due ore di un lungometraggio che inizia a luci rosse.
Se si superano i primi quattro minuti hard poi la strada è tutta in discesa, tra il traffico senza fine e il chiasso di Bucarest, tra parolacce e litigate sui marciapiedi, dai suv, alla fermata del tram, in fila al centro commerciale Veranda, in farmacia, con la mascherina sul mento, per pagamenti non in euro ma in Lei.

C’è un Paese che viene fuori più del plot della sceneggiatura di Bad Luck Banging or loony porn: è la Romania attuale, con i suoi paesaggi metropolitani e la gente che ci abita; la società rumena si rivela da quasi subito ben più forte della trama raccontata con la regia di Radu Jude.
L’insegnante Emi, sotto accusa della morale giudicante per un video privato diffuso in internet, è “soltanto” un espediente per far esaltare paesaggi, ironie, parodie.

Il film, vincitore dell’Orso d’Oro all’ultimo festival internazionale del film di Berlino, sarà distribuito in Italia dal 16 aprile da Lucky Red, programmato per Miocinema e , alla riapertura dei cinema, disponibile anche in sala.
Tre atti per una narrazione con dialoghi a volte del tutto assenti, a volte fin troppo espliciti e attuali, come nella prima parte: “sono impazziti per la riunione nonostante il distanziamento sociale”, “più un’opinione è stupida più è importante”.
Nella seconda parte, breve dizionario di aneddoti, cartelli e meraviglie, si parte dalla doppia edizione del giornale che celebra la fine dell’alleanza tra Romania con Germania nazista per arrivare alla danza della crisi, in cui quattro uomini ballano in cerchio tenendo in mano bastoni di oltre un metro e mezzo. Se, ne La Grande Bellezza, Roma era in sottofondo e un po’ fungeva anche da struttura del film, guidandone il percorso da un luogo all’altro della capitale, in Bad Luck Banging or loony porn, Bucarest ricopre la stessa funzione-scenario fondamentale, quella di far dipanare la storia mettendo l’accento su uno sguardo, che nemmeno la trama più serrata può restituire sulla città e sul racconto stesso.

Suggestioni-landscape che fanno entrare la telecamera anche in una sala slot-machine per trovare la privacy necessaria a telefonare, fino alla terza fase del film— “prassi e insinuazioni” — in cui si svolge il vero e proprio processo morale dei genitori degli alunni della scuola prestigiosa alla professoressa, un litigare in crescendo tra citazioni colte che vanno dalla poesia dell’intellettuale rumeno Mihai Eminescu, alla metodologia di Thomas Kuhn, passando per i princìpi di Hannah Arendt.
Il regista Radu Jude propone tre finali possibili, uno più stravagante ed esilarante dell’altro, ma in ogni caso, mutuando dal film stesso, Non scholae, sed vitae discimus.

ps. il titolo di questo post è anche un verso di Californication dei RHCP

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