MA CHE FREDDO

Valentina Bernabei
3 min readNov 30, 2022
Andreas Lolis, “Permanent Residence” © Blaise ADILON

Chi sono gli “svantaggiati della vita”?
Uso la stessa definizione che ho letto domenica 27 novembre 2022 su uno dei primi quotidiani italiani, nelle pagine della cronaca di Torino de La Stampa.
La pagina in cui le ho lette non aveva nessun tono retorico, né informava, ma più semplicemente mostrava. L’autore di quella pagina è stato infatti un regista: Mimmo Calopresti.
“Il tema mi è caro, ho sempre nutrito un senso di naturale vicinanza verso gli svantaggiati della vita” ha scritto Calopresti e le sue preziose righe accompagnano una selezione di altrettanto preziose foto, scattate a persone senza fissa dimora che lo stesso regista ha fotografato con il passare del tempo, da un anno circa a questa parte (per poi pubblicare sul suo profilo instagram).
La rassegna stampa della cronaca di Torino del 27 novembre non ci ha regalato solo questo importante contenuto ma anche il reportage firmato dal giornalista Paolo Griseri sotto la piccola testata “emergenza senzatetto”. Nonostante il cambiamento climatico l’emergenza senzatetto non finisce mai, si è sempre in emergenza, non si trova una soluzione (se si vive come un problema la presenza di senza tetto la soluzione deve pur esserci).
L’emergenza è reale, non inventata dai mass media (quando si ricordano l’argomento): la riprova è che continuano a morire persone. E sempre la scorsa domenica 27 (san senzatetto?) nell’angelus Francesco ha salutato e ricordato Burkhard Scheffler, homeless tedesco noto ai romani del rione Borgo, morto nelle notti fredde della scorsa settimana.

L’Italia è un paese che non ha niente da invidiare a moltissimi Paesi ma in questo caso è bello guardare alla Finlandia, l’unico Paese dell’unione Europea che ha visto diminuire radicalmente il numero degli homeless.
I dati sono reali, non gonfiati, la fonte è ufficiale: si basano sull’indagine annuale sul mercato immobiliare preparata dall’ARA, l’Housing Finance and Development Centre of Finland. I rapporti periodici affrontano gli sviluppi dei senzatetto confrontandoli con i dati dell’anno precedente, vengono raccolti dai comuni alla fine di ogni anno e riflettono la situazione dell’anno passato fino al 15 novembre. I senzatetto sono stati monitorati dal 1987, quando il numero di senzatetto in Finlandia era di oltre 16.000.
Alla fine del 2021, c’erano 3.950 senzatetto che vivevano da soli in Finlandia, ovvero 390 in meno rispetto al 2020.
Di sicuro non si può fare peggio della Cina dove, come osserva il sociologo americano George Ritzer nei suoi saggi sulla mcdonaldizzazione (citando Hernandez J.C. (2016), China’s Homeless Find Shelter Beneath the Golden Arches, “New York Times” January 2) il McDonald’s sta vivendo un problema in Cina con i senzatetto (“McRe- fugees”) che mendicano nei ristoranti, mangiano avanzi di cibo e dormono lì.
Basterebbe, in Italia, tanto per cambiare l’atmosfera, iniziare a togliere dalla circolazione quelle panchine, davanzali, strutture stradali che respingono la seduta di chiunque, se il decoro urbano non passa anche dall’ospitalità quale è il decoro?
L’artista albanese Andreas Lolis ha più volte realizzato opere con panchine tipicamente vissute da senza fissa dimora, ricostruendone realisticamente le sembianze, precarie e accoglienti allo stesso tempo.
Dal momento che in questo post ho abbastanza saccheggiato dai giornali (chi la fà l’aspetti!) continuo chiudendo con le parole (in questo caso ironicamente bene-auguranti per gli inverni homeless) di Francesco Bonami nell’ultima pagina di Vanity Fair del 23 novembre 22: “non dimenticare che del domani non c’è certezza, se non quella che farà un caldo boia.”

ps. Il titolo di questo post è anche un verso di un brano di Caterina Caselli

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