Is all it takes

Valentina Bernabei
2 min readMar 5, 2020

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Barbara Kruger, Untitled (Kiss), Stool 60, 2019
Design Alvar Aalto
ICA x Artek
Photo: Todd White Photography

Gli artisti lo sanno, sempre, prima, se sono veri artisti.
Una recente prova: un’artista il cui punto di forza è quello di scegliere le parole giuste per poi metterle bene in evidenza, ossia l’americana concettuale Barbara Kruger (1945) ha scelto lo scorso anno la parola “Kiss”, bacio, per una sua opera. Bacio, prodromo di relazioni di diverse tipologie, da evitare, ora, per prevenire il contagio di Covid19, così dicono.*
Kiss viene scritto a caratteri cubitali, come è nello stile potente e incisivo di Kruger, ma, per una volta, non “assemblati” e incorniciati in quadri, pareti, edifici ma su uno sgabello, anzi “lo” sgabello per antonomasia, quello che progettò negli anni Trenta un designer di fama internazionale come Alvar Aalto (1898–1976). Si tratta dell’iconico modello “Stool 60” che l’Istitute of Contemporary Art di Londra, insieme all’azienda finlandese Artek, ha fatto personalizzare coinvolgendo, come è consuetudine dell’Istituto londinese, artisti.
La seduta customizzata di Kruger dal titolo “Untitled (Kiss)” è stata presentata all’ultima edizione di Frieze ed è acquistabile sul sito ICA. Le lettere della parola, di colore nero su sfondo bianco, sono curvate per seguire la forma naturale dello sgabello dalle gambe rosse.
Non è la prima artista che adatta linee curve per restituire, a modo suo, l’idea del bacio.
Nel 1927 il pittore surrealista Max Ernst (1891–1927) aveva realizzato un dipinto dandogli proprio lo stesso nome di bacio, “The Kiss” (Le baiser) e anche in quel caso c’era un’idea di linee curve e verticalità dell’opera, dal momento che Ernst, secondo l’interpretazione del poeta e critico d’arte greco-americano Nicolas Calas, probabilmente si ispirò alla raffigurazione che Leonardo fece di “Sant’Anna”, raffigurazione che fu molto osservata e “criticata” anche da Freud e Jung.
Di raffigurazioni di baci la storia dell’arte è piena, il più celebre è forse quello di Klimt ma è con l’arte contemporanea che si è sdoganato il principio secondo il quale il bacio è anche fonte di preoccupazione, cominciando dall’opera di un altro artista concettuale come Vito Acconci (1940- 2017) che agli inizi degli anni Settanta realizzò “Kiss Off”, con rossetto, corpo e carta.
“Kiss Off” ha ispirato il titolo anche a una mostra sul tema, curata da Francesco Bonami nel 2018 nella galleria Luxembourg & Dayan.

*In realtà, preoccupati o meno, il bacio è ancora , per ora, e si spera per sempre, consentito.

Nell’allegato 1 del decreto del 4 marzo 2020 riguardo a “misure per il contenimento sull’intero territorio nazionale del diffondersi del virus COVID-19” (come scritto nell’articolo 1 del decreto) non si parla di baci ma di “evitare abbracci e strette di mano” (nell’allegato 1, alla lettera C).

Ps: Il titolo è anche un verso del brano di Calvin Harris & Dua Lipa, One Kiss (2017)

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