I SUOI PASSI

Valentina Bernabei
3 min readJun 11, 2023
poster Padiglione Messico Biennale Architettura 2023
Utopian Infrastructure: The Campesino Basketball Court

Gettato nel fango. Se non fosse stato per la nonna, che, stando alla leggenda, lo avrebbe raccolto dalla melma in cui lo avrebbe buttato l’ostetrica al momento del parto e ricoperto di piume e interiora di volatili per dargli una seconda chance di vita (forse agendo sull’inconscio, come insegna dal vicino Cile Alejandro Jodorowsky), nella storia dell’arte internazionale sarebbe stato assente un grande quanto discusso artista messicano come Diego Rivera (1886–1957).

Troppo egoista, troppo narcisista, troppo grasso, troppo propagandista, troppo maschilista per i detrattori, ma ad ogni modo una firma con una quotazione tra $ 600,000–800,000 per un pezzo importante come “Luna sobre el mercado”, dipinto datato 1929, encausto su tela, battuta neanche un mese fa all’asta di arte latino-americana di Sotheby’s.
L’opera, che fa parte del Patrimonio Nazionale del Messico, e non può essere esportata definitivamente dal suo Paese di origine, è stata offerta in vendita a New York solo dal catalogo, non presente fisicamente (ma a disposizione dei potenziali acquirenti).

Senza Rivera ci sarebbe stata lo stesso l’arte di Frida Kahlo (1907–1954), ma è grazie a lui che si può visitare la famosa Casa Azul che, dopo la sua morte, Diego Rivera donò allo stato messicano per creare il Museo Frida Kahlo. Documentazione fotografica dell’universo di Frida si potrà visitare in occasione della mostra “Frida Kahlo. Una vita per immagini” che sarà aperta al pubblico dal 24 giugno all’8 ottobre 2023 ad Alberobello, nel Museo del Territorio — Casa Pezzolla, protetto dall’UNESCO e costituito da 15 trulli comunicanti, dove l’unicità dell’architettura rurale si incontrerà con le immagini di Frida.

Impossibile parlare di arte del Messico senza accennare all’utopia, ieri come oggi.

Alla Biennale Architettura di Venezia 2023, il padiglione messicano, che si intitola Utopian Infrastructure: The Campesino Basketball Court, è stato trasformato in un campetto da basket in cemento di 28 x 15 metri colorato di giallo e blu, come una consueta zona ricreativa e aggregativa di quartiere, che riprende la storia messicana dagli anni Venti ai Quaranta quando il Presidente allora in carica promosse la costruzione di strutture sportive integrandole al piano di riforma agraria. I campi quindi come strumento di un’aziona politica per un sistema di infrastrutture pubbliche e idonee a una facile trasformazione, in grado di accogliere e mettere d’accordo tutti, comunità indigena, zapatisti e gente comune.

Meno facile la mostra ispirata all’opera del visionario architetto messicano Luis Barragàn (1902–1988), che avrebbe voluto realizzare l’ artista contemporanea americana Jill Magid (1973). Nel suo lungometraggio The Proposal (2018) ha raccontato le vicissitudini della consultazione degli archivi di Barragan, divisi tra eredità e luoghi di conservazione tra Città del Messico e Basilea.

Un destino controverso quello dell’entrata e dell’uscita dal Messico, di opere e persone e anche di cose. Il più grande negozio rivenditore al mondo (statunitense) che è Walmart, aprì il suo primo negozio internazionale proprio in Messico, nel 1991, per poi espandersi in tutto il mondo con cifre e numeri stratosferici di merce, fatturati e personale; è di questi giorni la notizia dell’implementazione dell’automatizzazione del marchio.

Ancora più controverso il flusso degli umani: non è un caso che nell’enciclica del 2020, Francesco cita proprio la lettera Strangers no longer: together on the journey of hope, scritta a Gennaio 2003 sia dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti che dalla Conferenza episcopale messicana.

PS. Il titolo di questo post è anche un verso di Messico e Nuvole, canzone scritta da Vito Pallavicini per il testo e da Paolo Conte e Michele Virano per la musica.

--

--