As an old MEMORY
Quattro infermiere laureate al Korle-Bu Teaching Hospital nel 1957 (Four nurses), il pastore di Accra del 1955 (The pastor, Oscar Lamptey), i negozianti del mercato di Londra nel 1960 (Early morning at the old Covent Garden), oltre ai musicisti, le modelle, i pescatori, gli atleti.
Erano i soggetti preferiti di un fotografo africano spinto da allora (e ancora oggi) da curiosità e umanità: se c’erano nuovi lavoratori e lavoratrici, in qualsiasi campo, di ogni settore, di sicuro calamitavano l’attenzione del fotografo James Barnor, nato ad Accra, in Ghana, nel 1929.
Quasi cento anni di memoria dell’immagine sono da oggi raccolte (fino al 31 luglio) a Lugano, nella sede del museo d’arte della Svizzera italiana di Palazzo Reali nella mostra Accra/London — A Retrospective, ideata e organizzata dalla galleria londinese Serpentine, curata da Lizzie Carey-Thomas e Awa Konaté, in un percorso espositivo cronologico, ben allestito nelle diverse sale dei due piani del Masi.
Sono esposti più di duecento lavori, quelli realizzati in bianco e nero nei primi anni africani e a colori poi, dopo che il reporter ha imparato le tecniche a Londra (dove attualmente vive), per tornare a riutilizzarle nella sua terra natìa, al fine di far far vedere a tutti come sia possibile rendere onore ai colori africani e come renderli vivi sulla pellicola.
Un passaggio visivo epocale, tra due continenti e molti decenni in cui si sono susseguiti cambiamenti sociali, politici, culturali. Troppe novità a cui resistere, impossibile non interagire e infatti Barnor si è subito mosso con disinvoltura tra luoghi e generi e diversi. Nasceva la prima rivista africana? E allora perché non inviargli le foto scattate per strada, ma anche poi i ritratti più elaborati in studio (e come era difficile rendere dal vero la pelle scura africana!), nel suo studio “Ever Young” che fondò in Ghana negli anni Cinquanta.
Ma più che delle sue foto in studio, risultano ora di fondamentale importanza come lascito storico quelle che scattava per il giornale Daily Graphic, i passi fondamentali dell’indipendenza politica del Ghana che avvenivano in quegli anni in Africa ma anche quelli per la rivista Sud Africana “Drum”, per la quale Barnor riesce a far mettere finalmente in copertina modelle di origine africana (Erlin Ibreck e Marie Hallowi) rendendo a tutti gli effetti reale la lotta anti-apartheid.
Anche la moda, infatti, riesce, con lo sguardo di Barnor e tramite le sue foto, un veicolo di cambiamento decisivo da ritrarre: grazie al colore può rendere merito al tessuto ghanese del Kente.
Dalla moda alla musica, compresi lavori su commissioni per grandi aziende (Agip) e copertine di dischi il passo è breve: notevole il lavoro con il musicista ghanese E. K. Nyame.
Infine, da non dimenticare l’amore del fotografo per i bambini, altro soggetto non facile da fotografare: Barnor si occupò anche di un gruppo musicale di bambini chiamato Ebaahi Gbiko (All Will Be Well One Day), poi rinominato Fee Hi (All is Well), che arrivò anche in un tour in Italia nel 1983 come parte di una campagna anti-apartheid.
PS. Il titolo è anche un verso di Come As You Are, Nirvana