A script surprise
Nel più recente report diffuso da Istat su “Produzione e lettura di libri in Italia” si legge che: “Il settore della produzione editoriale italiano è caratterizzato storicamente da due forti polarizzazioni strutturali: l’una dimensionale — prevalgono operatori di piccole e piccolissime dimensioni — e l’altra geografica — con una forte concentrazione della produzione al Nord”.
Nello stesso documento si legge anche che: “I grandi editori coprono quasi l’80% della produzione in termini di titoli (79,4%) e il 90% della tiratura: se i piccoli editori pubblicano in media quattro titoli all’anno, stampando ciascuno poco più di 5.500 copie, le grandi case editrici producono mediamente 254 opere librarie per una tiratura di oltre 600mila copie.”
La prova reale di questa premessa, della sua veridicità e della sua attualità, nonostante il report, diffuso nel dicembre 2019, si riferisca a dati dell’anno 2018, è la nascita di una casa editrice come “21 lettere”. Sei titoli l’anno, scelti con cura e uno di questi è in uscita domani 9 luglio: “La Spia che amava” dell’autrice inglese Clare Mullay. Un librone di 600 pagine con note, che è una storia avvincente, romanzata e non, densa di racconti storici e politici ma anche paesaggistici e di colore e di psicologia: è la storia di una donna coraggiosa, Christine Granville che nasce nella magnifica Polonia e delle sue avventure tra uomini politici e fuggiaschi, partigiani e no, con la seconda guerra mondiale sullo sfondo.
Oggi potrebbe essere una serie tv, o un film d’azione, di successo.
Ps. A script surprise è anche il verso di una canzone di BV3, “Drinking in LA”