A forma di stivale

Valentina Bernabei
3 min readAug 13, 2022
Imran Qureshi per Christian Louboutin

Agli antipodi di stitch fix c’è l’estremo individualismo, da non intendersi come egoismo ed egocentrismo ma: elaborazione, scelta, consapevolezza, capacità di selezione tra diversi riferimenti di creatività. Creatività da non intendersi come estrosità ma saper fare, saper creare.
Che cosa creare? Un mondo o parte di esso, un piccolo mondo.

E’ un piccolo mondo quello allestito da Loubotin nella mostra Christian Louboutin, L’Exhibition[niste], secondo capitolo dopo il primo al Palais de la Porte Dorée di Parigi nel 2020. Ora l’esposizione è in corso fino al 28 agosto al Grimaldi Forum di Monaco dove in 2.000 metri quadri sono comprese opere inedite legate alle ispirazioni monegasche del designer e nuove collaborazioni, tra cui un progetto unico in fase di sviluppo con l’artista britannico Allen Jones.

Facile pensare a una esposizione di scarpe o di moda ma a guardare bene è molto altro, al centro della mostra, la sala “Musée Imaginaire” raccoglie oggetti della collezione personale di Louboutin e opere da collezioni pubbliche e private, anche dai musei monegaschi. La bellezza delle opere d’arte e i nomi di grandi artisti coinvolti, per non parlare dei livelli dell’allestimento, è da far impallidire i grandi musei.

Louboutin ha invitato alla sua mostra il fotografo Peter Lippmann, dandogli carta bianca e lui ha ricreato una sorta di scultura, un’ambientazione, “Versaillaises” partendo da un disegno dello stilista del 2009. Una vera e propria installazione quella firmata dall’importante artista Imran Qureschi che usa il colore rosso del sangue e la foglia d’oro per realizzare una scena unica drammatica e nello stesso tempo esteticamente attraente come è cifra ormai riconosciuta del movimento degli artisti pakistani contemporanei come lui (Sikander sopra tutti).

Lo sguardo di Louboutin è andato davvero lontano e non ha escluso nessuno: in mostra è presente anche Lisa Reihana, un’artista della nuova zelanda discendenza Maori già vista alla Biennale di Venezia nel 2017 nel padiglione del suo Paese. Ci sono poi artisti africani e una vastita di opere d’arte che restituiscono l’eclettismo totale di Louboutin, sensibile conoscitore non solo designer.

L’amore dello stilista per l’arte tutta è ravvisabile in tutta la mostra: c’è il suo amore per la danza e l’eredità dei Ballets Russes, c’è la passione per il lavoro che svolge nella sezione che svela tutte le fasi di progettazione dal disegno in poi, quindi l’amore per l’artigianato, nella sezione museo immaginario ci sono pezzi importanti come le foto di Richard Avedon, non manca il genio fotografico di Helmut Newton e il fascino dello stilista per l’oceanografia.
C’è l’omaggio di Andy Warhol alla principessa di Monaco, ci sono gli immancabili Gilbert & George, c’è anche una foto a tema direi, My shoes by my bed di Nan Goldin.

Ma non solo nomi noti: molti pezzi particolarmente d’eccezione come la Maquette de decor pour Salammbo realizzata da Alphonse Visconti nel 1911 e facente parte della collezione NMNM di Monaco.

Ovviamente sono esposti anche tantissimi fantastici unici eccezionali modelli di scarpe, ca sa san dire, ma c’è, infine anche il pezzo che ho trovato più bello di tutti: Paysage d’Egypte di Bianca Sforni (collezione dell’artista).

Ps. A forma di stivale è anche un verso di Stelle di Fabri Fibra (featuring Maurizio Carucci)

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