A CAVALLO NEL CIELO DI APRILE

Valentina Bernabei
4 min readApr 18, 2022

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Carlo Mollino Architect and Storyteller, Napoleone Ferrari — Michelangelo Sabatino, Park Books. Cover

Il design non potrebbe esistere senza creatività, un guizzo e un’idea devono pur esserci sempre quando una mano inizia un disegno, quando nasce l’invenzione di un oggetto. Per l’architettura non è sempre detto, per lo meno nel corso della storia delle costruzioni la vis razionale è sempre stata più forte del lato estetico. La vena strettamente funzionale, di natura ingegneristica ha avuto spesso la meglio sulla parte artistica. Poi, per fortuna, movimenti letterari, artistici, eventi storici e outsider mischiano le carte e le cose cambiano.

Senza voler forzare la mano, ma seguendo il suo naturale essere molteplice, un nome come Carlo Mollino (1905–1973) non può che figurare nella lista di quelli che hanno segnato e trasformato molti modi di fare. Del Mollino designer sappiamo già molto, e a chi non è edotto o a chi resta tra i pochi detrattori basta guardare i numeri delle più grandi case d’asta: un suo tavolo da pranzo ad ottobre 2020 all’asta da Sotheby’s New York è stato venduto per 6,2 milioni di dollari. Del Mollino fotografo, sciatore, pilota, acrobata, scrittore, amante del bello è tutto -abbastanza- noto.

Del Mollino architetto, invece, essendo la sua produzione vasta, eterogenea, stimata a livello internazionale, molto è ancora da dire. Anche per questo ha senso leggere il nuovo lavoro di Napoleone Ferrari con Michelangelo Sabatino, che hanno raccolto i loro studi in una pubblicazione edita (in inglese) dalla casa editrice Park Books, distribuita nel nord America attraverso University of Chicago Press. Si tratta di un libro di 456 pagine, del formato 24x32 centimetri, 502 immagini a colori.

Se ne è parlato il 9 aprile a Cuneo, in occasione del primo appuntamento di “Dialoghi del costruire”, un convegno organizzato dall’associazione Orizzonti di Architettura-APS (in collaborazione con il comune della città) dedicato a Carlo Mollino che, proprio nella città piemontese, vinse il concorso per l’edificio della Federazione provinciale degli agricoltori di Cuneo (con Vittorio Baudi di Selve). A parlarne è stato il direttore del Museo Casa Mollino Napoleone Ferrari, con un’introduzione coinvolgente di cui i Ferrari padre e figlio ci hanno già ampiamente dato prova nel museo torinese Casa Mollino.
Ferrari ha proiettando immagini dal libro, ed elencato un tripudio di nomi che hanno fatto la storia artistico-letteraria del nostro Paese. Da Alberto Savinio a Giuseppe Pagano, passando per Maurizio Mazzocchi, Jung e Freud.

Ho chiesto a Napoleone Ferrari quanto tempo di lavoro è stato necessario per la realizzazione del libro.
Lui ha risposto così: “Ci sono voluti cinque anni. Per me la prima cosa fondamentale da fare è stata fotografare tutta la produzione di Mollino per poi cercare la casa editrice.”

Nella presentazione cuneese del libro ha dato subito il giusto risalto alle foto di Pino Musi, un fotografo che lavora con il banco ottico, e questo basterebbe a far capire l’identità del lavoro. Lo ha definito, “uno serio, salernitano di Parigi”.
Napoleone Ferrari: “Si Pino Musi è un grande professionista con cui mi sono trovato molto bene anche dal lato umano.”

Le foto sono state scattate nel 2016.
N.F.: “Si, all’inizio del libro appunto, lui è venuto 15 giorni a Torino, ci alzavamo la mattina presto per andare in giro a fotografare tutto. Ho scelto lui perché volevo uno sguardo puro e tecnico, a dispetto dell’attitudine a vedere Mollino solo come personaggio stravagante tralasciando il suo rigore. Poi abbiamo optato per le foto in bianco e nero, di cui io all’inizio non volevo saperne, ma è stata una scelta fatta per dare risalto alle architetture, togliendo la distrazione del colore che abbiamo invece utilizzato per le immagini dei dettagli.”

Anche il formato del libro è stato scelto per dare risalto alle foto?N.F.: “Personalmente all’inizio preferivo il formato quadrato -ormai invece obsoleto per le pubblicazioni- perché ho sempre pensato che l’orizzontale sia indicato per dare risalto alle immagini di Mollino, che comunque ha bisogno di foto grandi per valorizzare dettagli.”

Alla fine la scelta è andata a una casa editrice di Zurigo.
N.F.: “Sin da subito si è optato per Park Books, nome suggerito da un amico architetto tedesco, di Berlino. Ho scritto alla casa editrice, ho preso le foto a Parigi e portate a loro. Erano interessati e la ricerca si è fermata lì.”

Lei ha ricordato come in una lettera ad Alvaro Buzi del 7 aprile del ’64 Mollino scriveva che l’architettura deve anche esprimere qualcosa, non solo risolvere.
Questo libro aggiunge in qualche modo valore alla tesi-lettura che fece Giò Ponti sostenendo che chi conosce bene l’autore-persona Mollino può riconoscere ogni lato del suo carattere in ogni singolo edificio e progetto architettonico che porta la sua firma. E’ così?
N.F.: “Si. A mio avviso Mollino è un grandissimo eclettico e lui stesso teneva fare la distinzione tra eclettismo ottocentesco che Mollino definiva eclettismo sincretistico e il suo che era invece di sintesi. Quindi nella sua architettura si vedono molti Mollino diversi, porta in ogni suo edificio una cifra molto femminile di comporre e di tenere insieme le cose anziché farle combattere per esempio.
Allo stesso tempo c’è anche un lato diverso, del mistero e dell’eleganza estrema, ma anche, ad esempio, l’essere dinamico, quasi futurista, quindi in quest’ultimo caso meno femminile. Dipende poi dall’edificio, per ogni luogo Mollino ha dimostrato di entrare in una fantasia diversa. Ad esempio, nell’edificio del Lago Nero, altra sua architettura importante, lì entra nella tradizione montana, e un’altra fantasia ancora è quella della Camera di Commercio di Torino, dove utilizza una soluzione modernista. Una capacità di adattarsi alle diverse progettazioni dovuta in parte al pragmatismo che Mollino eredita dal papà ingegnere, Eugenio Mollino.”

Quali saranno le altre date di presentazione del libro?
N.F.: “Il libro verrà presentato il 9 maggio al Center for Architecture di New York e si prosegue il 17 a Chicago, in un edificio di Tadao Ando.”

Ps. Il titolo di questo post è anche un verso di “Nuvolari”, brano di Lucio Dalla.

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